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ottocento non arrivava alle seicento. Abbiamo già detto, e meglio vedremo in progresso, che più centinaia di Vigezzini, e specialmente di Craveggia sogliono recarsi nella Francia, onde procacciarsi vitto, e ricchezze. Nella grave trambusta di quel Regno dovettero senza dubbio essere essi compresi, o per lo meno i loro guadagni dovettero molto diminuirsi, per non dire annientarsi del tutto. Il perchè la povertà gli costrinse ad abbandonare la patria, siccome quella che non poteva alimentarli. Grande fu l’emigrazione, o per meglio dire la diminuzione della popolazione durante il dominio del cessato Governo Italico, e da uno stato, che noi abbiamo sott’occhio, redatto nell’anno 1810, risulta, che in tale epoca la popolazione della Valle non era che di 3674 anime, cioè maschi 1564, e femmine 2110. Ripristinato il paterno e pacifico Governo dei Reali di Savoia, la popolazione di Vigezzo ricevette un nuovo e tale aumento, che nel 1822 ascendeva a 4561 anime, e nel 1837 all’accennata di 5377. Per conseguenza nello spazio non ancora di trent’anni si ebbe un accrescimento di 1703 anime. Cosi progredendo la bisogna, si può credere che in poco tempo il numero degli abitanti della Valle arriverà ancora a quello per noi marcato dell’anno 1698, per la qual cosa noi facciamo voti caldissimi.

Per ciò che spetta alle facoltà intellettuali della popolazione Vigezzina diremo che gli abitanti di questa Valle sono per lo più d’ingegno svegliato, intelligenti, attivi, e capaci delle più ardite, e difficili intraprese. Sparsi in tutte le regioni d’Europa si fanno ovunque ammirare per probità non solo, ma per avvedutezza, e non comune ingegno, coi quali sanno spesso procacciarsi vistose ricchezze. Essi sono tenacissimi della loro religione, di una fedeltà incorruttibile ai loro legittimi Sovrani, e di un’affezione senz’esempio per la nativa terra. Le donne sono in generale non meno