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tati generali delle singole giurisdizioni Ossolane riunivansi in determinate epoche in Domodossola per deliberare, sotto il nome di Consiglio provinciale, intorno a quanto riflettesse l’Ossola intiera. Le leggi ed ordinazioni dei supremi dominanti non avevano vigore se non quando venivano ammesse dai Consigli generali, e provinciali, e questi ostinatamente le rifiutavano, quando scorgessero nelle medesime delle cose contrarie alle immunità od ai privilegi del paese. Per tal modo l’Ossola e Vigezzo reggevansi, e per tanti e tanti secoli dappoi si ressero quasi come una repubblica, non molto dissimile da quella che anche al giorno d’oggi osservasi nella vicina Svizzera, colla sola differenza, che il supremo dominio apparteneva ai Vescovi di Novara, od a quelli che ai medesimi nel progresso dei tempi succedettero.

Il governo paterno dei Vescovi di Novara era perciò sorgente di pace e di prosperità. Ma il germe delle civili discordie, e la prepotenza dei Conti, e dei Marchesi, che già aveva trinciate le provincie, non tardarono a scompigliare il sì desiderabile ordine di cose. I Conti di Biandrate favoriti dagli Imperatori e dai Milanesi s’impadronivano di quasi tutto l’alto Novarese, e così dell’Ossola, e di Vigezzo. L’origine di questi famosi Conti non è ben chiarita; ma certo risale al principio del mille e forse anche più in là. Crediamo anzi che i Conti Ricardo, ed Uberto menzionati nel diploma di Conrado quarto Imperatore, dell’anno 1038, i beni de’quali nell’Ossola furono con quel diploma concessi al Vescovo di Novara, non fossero che i Conti di Biandrate. (1) Questi Signori non meno prodi che irrequieti ed ambiziosi tentavano di estendere, ed estendevano tutto giorno le proprie possessioni a danno della mensa vescovile. Il Vescovo Alberto li colpiva di scomunica come predatori dei beni della Chiesa, ed i Conti per vendicarsi uccisero il Vescovo

  1. Vedi Bescapè; Novaria Sacra, libar secundus, nag. 329.