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sopra dell’Atosa. Da ciò s’inferisce pure, che la patria nostra, come il resto della superiore Italia, fosse successivamente invasa, e governata dai Visigoti, dagli Unni, dai Goti, dai Longobardi, e per ultimo dagli Imperatori Franchi. Da un detto del Muratori si arguisce del pari, che questi luoghi fossero nel nono secolo visitati dai Saraceni. In questi tempi egli dice (1) (951) (per testimonianza di Frodoardo) i Saraceni, che già furono cacciati da Frassineto, tenevano occupati i passaggi delle Alpi, di maniera che chiunque voleva venire dalla Francia e dagli Svizzeri, e Grigioni in Italia era costretto pagar loro una somma tassata di danaro: anche nel 972, continua il lodato Autore, i Saraceni mettevano in contribuzione chiunque osava passare per l’Alpi, venendo o andando in Francia (2).
Ristringendoci però a quanto più da vicino risguarda questa Valle, ed all’epoca della quale ci occupiamo nel presente capitolo, egli è fuori di dubbio che al principio del mille questi luoghi, come il resto dell’Italia, erano governati dagli Imperatori di Germania, e precisamente da Ottone III. In quanto allo spirituale sembra che prima del mille dipendessero dall’Arcivescovo di Milano. Appare infatti da una pergamena dell’anno 990, che Arnolfo, arcivescovo di Milano, cedette in cambio a Lanfredo, abbate di S. Salvatore di Arona, fra gli altri, due iugeri fra campo e prato nel territorio di Albogno, e sei iugeri nelle restanti parli della valle Vigezzo (Vedi documenti classe I. N° 1). Leggiamo poi in Wippone nella vita di Conrado il Salico che nell’estate dell’anno 1026 così forti furono i calori in Italia che il Re a fine di custodire la sanità ultra Atim fluvium propter opaca loca, et aeris temperiem in montana scessit, ibique ab Archiepiscopo Mediolanensi per duos menm et am-