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copia continuamene dall’alto dei monti strascinate al basso; che infine questo fondo totalmente si riempisse. Tutte queste considerazioni sono applicabili, ed a più forte ragione, alla valle Vigezzo. Essa pure trovasi ovunque contornata da monti, e costituita da un fondo lungo sette, e largo un miglio, non incavato dai fiumi, ma piano, uguale, e composto da materie sassose - sabbiose, in tutto simili a quelle di che constano i circostanti monti, e quali vengono dalle acque trasportale. Si aggiunga che i due sbocchi di detto piano trovansi amendue chiusi da forte breccia, circostanza questa, che al dire dell’Amoretti (1), proverebbe da se sola, che la Valle era un lago.

E suppongasi per un momento che i monti circostanti al piano Vigezzino andassero, come succede comunemente, a riunirsi in basso ad angolo acuto; egli è certo che il seno della Valle dovrebbe allora essere di molti e molti metri più profondo. Essendo però chiuso tanto a Gagnone, che al ponte Manlione dall’indicata breccia, le acque discendenti dalle montagne non aveano scolo, e dovevano stagnare. Per conseguenza ciò che ora vediamo di piano terroso, era in allora piano acqueo; nè potea essere altrimenti. La livellazione di questo lago di tre buone ore di lunghezza dovea essere regolala dal piano dei due sfoghi, di Gagnone e di Manlione, i quali tanto più confermano la nostra congettura, in quanto che mostransi presso a poco all’uguale elevazione. Se non che i luoghi bassi si riempiono, gli alti si appianano. Strascinate dai torrenti, doveano ad ogni momento cadere in questo bacino numerose materie d’ogni genere, piante, sassi, sabbia e terra, e doveano necessariamente col tempo riempirlo, come si riempie un bacino d'acqua, in cui cada giornalmente un granello d’arena, e come rimpirannosi forse col tempo i laghi, ed i mari che noi osserviamo.

La nostra sopposizione acquista maggiore probabilità quando

  1. Viaggio ai tre laghi