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lesbia. |
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fascio. Ovidio scrive il codice della seduzione. L’arte è il termometro dei costumi.
Gl’imperatori favoriscono la libertà delle donne; i discorsi di Cecina e di Valerio Messalino1 hanno un esito uguale a quelli di Valerio e di Catone:2 la vittoria è del sesso debole, che non solo governa i mariti e le famiglie, ma i tribunali, il senato, le province, gli eserciti, l’impero.3 La libertà delle donne romane era frutto d’una violenta reazione; non erano salite in cima a un monte per conquistarla, ma erano discese in fondo a un abisso: furono liberte, non libere; ebbero parte nella vita pubblica rendendosi pubbliche sempre più. Si sgomentarono delle proprie licenze, istituirono una società d’assicurazione generale contro il mal costume, sodalitas pudicitiæ servandæ; il circolo delle matrone, conventus matronarum, le cui riunioni finivano spesso a bastonate. Tutto tempo sprecato, impiastri sulla cancrena. Le donne romane si resero degne delle severe rampogne di Tacito, delle oscene pitture di Petronio e di Marziale, delle declamazioni di Seneca e del sanguinoso flagello di Giovenale.
- ↑ Tacito, Ann., III, XXXIV.
- ↑ Tito Livio, Hist. rom., lib. XXXIV.
- ↑ Tacito, c. 4.
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