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lesbia.

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V.


Clodia nacque in Roma da Appio Claudio Pulcro, che fu pretore nell’89 e console dieci anni dipoi, e da Cecilia, figlia di Q. Metello Balearico. La prosapia dei Claudi era delle più illustri di Roma; vantava, nel solo ordine patrizio, non meno di 28 consolati, 5 dittature, 6 censure, 7 trionfi, 2 ovazioni. Tutte queste glorie non bastarono a Clodia; volle aggiungervi le sue: non si contentò d’esser nobilis, come dice bisticciando M. Tullio, volle anche esser nota,1 Bella, vivace, irrequieta, educata e istruita con gentilezza, ingegno di poeta, capricci di regina, carattere di farfalla, ella era nata sotto il benedetto influsso di Venere, avea, come dire, il bernoccolo dell’amore, non so se nel cranio o in qualche altro posto.

Avvenne una notte ch’ella sentiva un gran freddo birbone; non c’era verso di addormentarsi. Nella camera contigua alla sua dormiva Publio, il suo buon fratello minore, bel tocco di ragazzetto sui quindici anni, pusio, come Cicerone lo chiama, che, a farla proprio a posta, aveva una paura del diavolo a dormir solo, nocturnos quosdam inanes metus.2 Che fa la Clodia? Si leva in punta di piedi, quatta quatta si avvicina al letto di Publio, solleva la cocca della coperta, e giù fra le coltri anche lei. Al fratello parve davvero un gran ben di dio; gli era piovuto il cacio sui maccheroni. Lei aveva

  1. Cicer., pro Cælio, XIII.
  2. Cicer., ibidem.
Rapisardi. 6