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316 | annotazioni. |
sti imbalsamavano i loro re e lì custodivano sotto l’immensa mole d’una piramide; quelli ne faceano tante bistecche e le distribuivano ai loro cani. Quale dei due popoli avea più ragione? Io credo tutti e due: l’uno imprigionava i suoi re in quei giganteschi sepolcri per paura che scappassero e tornassero a regnare; l’altro non faceva che seguire la legge del popolo eletto: chi mangia sarà mangiato.
Arabasgue molles. La ricchezza e la mollezza degli Arabi diventò proverbiale fra’ Romani.
Intactis opulentior |
I Romani non intendevano amore senza profumi. L’Arabia forniva loro i più eletti e la copia maggiore.
Urantur odores |
Tutti i prodotti della profumeria furono infatti compresi dal nome generico di arabicum unguentum. Arabus o arabicum fu detto un olio odorato, di cui le donne e gli effeminati si ungevano le chiome, e che i poeti chiamarono araba rugiada; così Ovidio:
Non Arabo noster rore capillus olet; |
ovvero rugiada Sabea, dai Sabei ch’erano i principali trafficanti d’incenso; onde Claudiano:
Thuris odoratæ cumulis et messe Sabæa |
e nella Georgica:
India mittit ebur, molles sua thura Sabei. |