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LA VITA DI CATULLO. |
I.
Quando Catullo andò a Roma, egli non aveva ancor toccati i venti anni.1 I cheti silenzi della sua villa di Sirmione, onorata più volte dalla presenza di Cesare;2 gli studii modesti ed oscuri, i triviali amori di un giorno,3 la vita tranquilla e ristretta della sua Verona non appagavano più l’anima sua irrequieta ed ardente. Il suo cuore avea bisogno di maggiori emozioni, il suo ingegno di un’aria più vasta, la sua vita di più splendore. Chi vuol cercare la ragione storica che mosse il poeta ad abbandonare la patria e la famiglia,4 mostra di non aver mai provata quella smania, quella febbre irresistibile dei diciott’anni, che ci spinge a lasciare le cose più caramente dilette, per correre in traccia a certe fuggitive fantasme, che si coronano di rose, ci porgono il lembo delle loro candide vesti, perchè si possa, aggrappati a loro, turbinare nel vuoto misterioso
- ↑ Schwab, Quest. Catull., pag. 360.
- ↑ Svetonio, Jul. Caesar., 73.
- ↑ Carm. XXXII, CX e CXI.
- ↑ Boehrius, Hist. Lett. rom., I, 402, cit. Schwab, III.
Rapisardi. | 3 |