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254 | varianti. |
esprime che la morte del fratello era successa di poco quando il poeta scriveva: ed è più poetico dell’hæc etiam del Kochio, del quæne etiam d’Heinsio, d’Hermanno e di Lipsio, non che del quare etiam dell’Hauptio, e del quæ vel et id del Rossbach.
Feruntur, o ferretur alcuni vecchi libri; e al secondo verso: deseruere focos, o deos; onde il Vossio abborraccia:
ferventior undique pubes |
non foss’altro per farci sapere che Valerio Massimo, lib. I, cap. 8, scrive: Penetrales deos Æneam Troja advectos Lavinii collocasse. Ho adottato la lezione di Stazio accolta dal Lachmanno: Fertur, dicuntur, come nell’ Epitalamio; ferunt, come nel v. 109 di questa epistola, son forme usatissime in Catullo. Simul è più a proposito, ed ha più valore di ferventior, che riesce quasi inutile dopo il properans; indica non soltanto la foga dei giovani accorrenti in folla, ma la lega dei principi greci e quella concordia d’armi celebrata da Omero.
Pag. 204. Qui tunc indomitam ferro jugum docuit.
È la lezione che più s’accosta a quella del codice Veronese. In due MS. citati da Stazio: qui tuum domi-