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VARIANTI.

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tuno di credunt: esprime una supposizione, una credenza del poeta, colla quale il pubblico non ha nulla che fare. Tam non solo è più proprio di quum, ma ha più evidenza di quam: accresce l’intensità della fiamma. La lezione di Teodoro Marcilio (In C. V. Catull., aster. 11):

Ut solatiolum fiet doloris
Credo. Ut cui gravis acquiescat ardor,
Tecum ludere,

mi par fatta apposta per guastare ogni cosa.

Pag. 156.          Tecum ludere sicut ipsa possem.

Alcuni: Secum ludere sicut ipse; e sembra a tutta prima con più ragione: a Catullo doveva certamente riuscir più caro il trastullarsi con Lesbia; ma la fine del carme ci avverte, che il poeta seguita a parlare col passere, e desidera poter giocare con lui, sperando che ciò gli possa servir di mezzo ad ottener la sua donna, come il pomo era stato il mezzo, per cui Ippomene avea sciolta ad Atalanta la zona verginale. È chiaro d’altronde che il poeta non poteva dire: vorrei trastullarmi con esso lei come fai tu; quando poco prima avea detto ch’era la Lesbia che si baloccava col passere, e non questo con lei: Quoi cum ludere, etc.


Pag. Ibidem.          Quod zonam soluit diu ligatam.

Soluit legge Avanzio sulla fede d’un codice antico. Handio approva, riferendosi a Prisciano, lib. I, pag. 546, l. 23: Catullus veronensis, zonam soluit diu ligatam, inter hendecasyllabos phalecios posuit. Ergo nisi soluit trisyllabum accipias, versus stare non potest.