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riconciliazione. | 195 |
19.
A MANLIO.
Che tu dal fato e da rei casi oppresso
Questo foglio m’invii molle di pianto,
Perch’io ti tragga al tempestoso flutto,
Che te, naufrago errante, agita e sbalza,
5 E dal varco di morte ti richiami.
Or che nel freddo talamo deserto
Sfiorar più non t’assente i molli sonni
Venere santa, nè dolcezza alcuna
Recano al tuo pensier che veglia e geme
10 I dolci carmi de le Muse antiche,
Ciò grato è a me, però che a me ti credi,
Ed a l’amico tuo, nel dubbio evento,
Chiedi di Cipri e de le Muse i doni.
Ma perchè, o Manlio, a te non sieno ignoti
15 Gli affanni miei, nè tenga mai ch’abborra
Dagli offici di grato ospite, ascolta
In quali flutti abbia me pur sommerso
La rea fortuna; onde beati doni
Da un misero ch’io sono oltre non chieda.
20Quando da pria la bianca veste assunsi
E i giocondi anni miei fioria l’aprile,