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intima lotta ed aperti disdegni. | 181 |
14.
A LESBIA.
Qua, qua, terribili giambi, accorrete
Quantunque in numero, dovunque siete.
Son io si debole, così dappoco
4Che una vil femmina mi prenda a gioco?
Stolta! nè rendermi vorrà più mai
Le dolci lettere ch’io le mandai?
Su, giambi, diamole caccia e rovello;
8Senta il terribile vostro flagello!
Chi sia, chiedetemi? Ecco, a la prima
L’accusa il ritmico passo di mima,
E il ghigno stupido, ch’esosa e sciocca,
12Pari a can gallico, tien su la bocca.
Su, i vostri fulmini, giambi vibrate,
E a la vil femmina così gridate:
O tu che traffichi te stessa e vendi,
16O sozza adultera, quei fogli rendi!
Non cavi un misero asse bacato,
Feccia, postribolo, dal tuo mercato?
Ma che! gli asprissimi vostri furori
20Son per tal femmina carezze e fiori.
Pur, se alcun picciolo rossor rimane
Sopra a quel ferreo ceffo di cane.
Con voce altissima, concorde e fiera
24Gridate, o giambici, da mane a sera:
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Rapisardi | 16 |