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intima lotta ed aperti disdegni. | 175 |
Dal mio labbro uscirà, quando già chiuso
25A la voce d’amor sento il tuo core.
Tu, derelitta, piangerai. Che vita
Sarà, iniqua, la tua? Chi a te più mai
Disïando verrà? Per qual pupilla
Più splenderan le tue beltà fugaci?
30A cui te stessa e l’amor tuo darai?
Chi prenderà i tuoi vezzi e i morsi e i baci?
Fermo a la rea ventura
L’ostinato cor mio s’oppone e dura.
9.
A LESBIA.
Dicevi un dì: sol di Catullo io fui;
Venga Giove, se vuole,
3Questo amor mio non cangerò per lui.
Quindi io t’amai; non come il vulgo istabile,
Ma qual padre amar suole
6I generi e la prole.
T’ho conosciuta alfine; e se di rio
Foco ancor m’arde il core,
9Men leggiero di te, men vil son’io.
Credi: ben può crescer tra l’onte il fervido
Disìo; ma langue e muore
12Fra l’onte il vero amore.
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