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118 | la fortuna dei carmi di catullo |
tere mobile e bizzarro, le persecuzioni implacabili dei creditori, la vita scioperata e la morte prematura dell’Autore, che tutti aveano conosciuto, amato, invidiato ed abborrito, secondo i casi, tutte queste cose davano come il passaporto a quei versi; erano l’aureola dell’uomo, rendevano più interessante il poeta. È un fatto: in qualunque tempo e in qualsiasi società quelli che ammirano l’ingegno per l’ingegno son sempre i pochi. Presso gli sciocchi, che sono i più, non va quasi mai creduto all’ingegno che non si accompagna d’una buona dose di stravaganza; per credere ad una cosa bisogna ch’essa abbia un punto di contatto con noi, e siccome gl’ignoranti sono per lo più scapati, così, per essere apprezzali da loro, c’è bisogno prima di tutto di esser capi scarichi: è come l’addentellato. Provatevi a fare una vita ritirata, solitaria, modesta; tenetevi puro dei vizi di moda; non fate mai cosa che dia da ridire sul conto della vostra condotta sociale o domestica; dedicatevi esclusivamente ai vostri studii prediletti: facciate pur dei miracoli, i vostri ammiratori si conteranno a dito. I più non crederanno al vostro ingegno: o come si fa ad avere ingegno quando si mena una vita da istrice? Parecchi vi guarderanno in aria da tu mi stufi; tutto il resto del gregge si terrà sinceramente superiore a voi per l’importante ragione che non vi conosce, che non vi ha veduto mai fra’ suoi crocchi, che non ha sentito la vostra voce. Il tenore della vostra vita ha dischiuso un abisso fra voi e i più, e la vostra riputazione potrà essere col tempo subita da loro, riconosciuta giammai: voi non sarete mai popolare.
Catullo avea fatto al contrario; s’era mescolato