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certo altrimenti. I dotti dell’età nostra si sono occupati seriamente di questa questione; e dopo gli studii di Helbigius, Froehlichius, Junglaussenus, Schwab, Ribbeckius, Vorlaender e di altri men chiari, a me non resta altro che proporre talune modificazioni.

Disporre i carmi cronologicamente a me pare opera disperata; lo Schwab, che l’ha tentato, ha fabbricato, secondo me, un bel castello di carte.

Fra CXVI componimenti che abbiamo del nostro poeta, dell’XI soltanto si può, approssimativamente, stabilire la data; tutti gli altri non hanno fra loro altro legame e ragion d’ordine che la natura e le fasi della passione che li ispirò.

Per disporli adunque nel modo più ragionevole non c’è altro mezzo che studiare intimamente quella passione, notarne i fenomeni, seguitarne lo sviluppo; osservare quanto più si può da vicino il carattere e la vita del poeta. Così facendo, noi non avremo, egli è vero, la precisione, dirò così, astronomica delle date, ma non vagheremo fra l’incertezze d’una cronologia impossibile a rifabbricare sulla meschina base d’una data approssimativa; avremo invece due grandi autorità in nostro aiuto: da un canto la natura umana, che difficilmente si smentisce per mutare di tempi e di civiltà; dall’altro il poeta stesso, che ci rivela nei versi la condizione dell’animo suo e lo stato della sua vita. Per la qual cosa, prima di venire alla materiale disposizione dei carmi, si sente il bisogno di precisare i periodi dell’amore di Catullo.

Il Froehlichius riduce questi periodi a tre; epperò divide i carmi in tre classi: nella prima mette queipo-