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IN MORTE D’UN UFFICIALE DI MARINA
OVUNQUE e sempre la sognava: a bordo,
Fra un ondeggiare di fantasmi bianchi,
Quando, di notte, co ’l suo ritmo sordo
Il mar batteva de ’l naviglio i fianchi;
A terra, in mezzo de lo strano accordo
Di bieche orgie e di canti ilari e franchi;
Faro lontano o mistico ricordo,
Ell’era il sogno de’ suoi giorni stanchi.
Chi sa qual nome egli le dèsse: idea,
Larva d’amor, gloria o fortuna? È certo
Che a sè ne ’l vasto ignoto ella il traea.
Tal che il materno cor posto in oblio,
De ’l mare innanzi a’l cerulo deserto,
Diede a la vita un volontario addio.