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AD UN AMICO
CHE NON MI SCRIVEVA DA UN PEZZO
CANTO che la serena arte d’Omero
Ne le mie forme a gli occhi suoi splendea,
Mi chiamò gloria, musa, angelo, idea,
Fantasma incantator che adombra il vero.
A ’l ciel, cui fido vola il mio pensiero,
Per me il ribelle spirito s’ergea;
Per me la fiamma che ne’l sen gli ardea
Mutossi in pianto ne’l grand’occhio nero.
E mi sognò pe’ lidi suoi, là dove
Un balsamo di zàgare e di timi
Arcana voluttà su i sensi piove;
Dove tranquillo a ’l vespero dorato
Fuma l’Etna da i vertici sublimi:
Tanto sognò che non si è più destato.