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DA UNA FINESTRA
VEGGO in distanza, dietro a casa mia,
Da gli altri orti diviso un orticello,
Dove un’acacia spiega il verde ombrello
Su i deschi d’una piccola osteria.
Lì, segno a la comun galanteria,
Viene una bruna da ’l vitino snello,
Con le scarpe scollate, un gran cappello
E un abito di seta a fantasia.
Fuma, ride, folleggia e tutti intorno
Gli uomini attira a sè mentre schiamazza;
Poi siede, senza invito, a pranzo o a cena.
Io guardo il queto tramontar de’l giorno,
Dolce, solenne: e per l’umana razza
M’invade un senso d’infinita pena.