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A CHI SO IO
AMO il tuo riso scettico e argentino,
Amo quel gelo che ti sta ne gli occhi,
La posa indifferente e il viperino
Scherno che opponi a ’l plauso de gli sciocchi.
Vorrei fare il patito a te vicino,
Esser deriso; e in mezzo a’ tuoi balocchi
Rappresentar la parte de ’l cretino,
Fin che ad altri, per turno, essa non tocchi.
T’ho visto in chiesa l’altro giorno: stavi
Inginocchiata a i piedi d’un altare:
Cercai d’indovinar perchè pregavi.
Poi ripensando a gli usi tuoi cangianti,
Ho capito che, tanto per mutare,
Ti divertivi a canzonare i santi.
Gabardo Gabardi.