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da milano a venezia 105

Monza, che vedete coi vostri occhi, e toccate coi vostri piedi e, se volete, colle vostre mani, ebbene che disastro vi potrebbe sopravenire? Potrà sfondarsi il terrapieno, stritolarsi la rotaja, spopolarsi tutto il paese, e rimaner vuoti i vaggoni per sempre? Ebbene, ancora potreste vendere la vostra strada, le vostre guide, le vostre locomotive, salvar qualche cosa.

E se anche, contra ogni umana probabilità, una buona e diligente amministrazione non potesse ottenere dalla superiore previdenza ulteriori incoraggiamenti, nella durata centenaria del privilegio o nell’allentamento dei vincoli doganali sul ferro, e quindi non potesse dall’ammirabil opera d’una grande strada ferrata tra Milano e il mare guadagnarvi un congruo frutto: non l’otto per cento che vi si promette, non il sei, nemmeno il quattro; ebbene, non avremmo fatto al paese e a noi tutti un prezioso servigio? Che interesse cavate delle vostre strade communali, dai vostri selciati, dalle vostre scuole? E per questo sono forse inutili? Le strade communali non hanno raddoppiato il valore dei fondi, e la prosperità generale, e l’amenità stessa dei luoghi ove passiamo la vita?

Fra poco si adunerà nella nostra città il congresso degli azionisti, la più parte stranieri. Che volete che dicano di noi? che non ci curiamo dei nostri interessi? oppure che non siamo in grado d’intenderli? o che ci manca l’animo di prendere un impegno di poche centinaja di lire, quando tanti capitali si lasciano inoperosi? Questo sarebbe pure il momento di mostrare, che molti non hanno preso parte all’impresa solo perchè incerti della sua verità. Sarebbe il momento di recare in quest’opera quello spirito di misura, di previdenza, di saviezza amministrativa, ch’è il primo fondamento della nostra commune prosperità, e che bilancerebbe la leggerezza e l’imprevidenza dello spirito di Borsa tanto a noi straniero e ripugnante. L’impresa, quando venga governata con ordine, con avvedimento, con sollecitudine, non può non sortire uno splendido esito; perchè bisogna ripeterlo ancora; o le strade ferrate non si devono fare in alcun paese del mondo, e i popoli e i governi che le fanno, i Belgi, gli Inglesi, gli Americani, i Francesi, i Tedeschi, i Russi, sono tutti deliranti: o in nessuna parte del mondo le strade ferrate possono trovare un campo più