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e fittizio. Chi mai, edificando una casa, ne riscuote il fìtto, prima d’averne posto le fondamenta?

Se per supposto, un tunnel sotto un gran fiume, o un gran ponte, alla perfetta sua costruzione e consolidazione richiedesse dieci anni prima d’esser posto in utile esercizio, il frutto del capitale investitovi non potrebbe scaturirne se non dopo i dieci anni. I frutti non percepiti si metterebbero in conto di maggior capitale contribuito; il ricavo dell’opera dovrebbe essere largo abbastanza di farvi compenso; e quindi a opera inoltrata le azioni non si potrebbero cedere senza perdita se non al disopra del pari.

Ma se, per allettare con vezzo bancario e coll’apparenza d’una vendita al pari, si preleva un interesse durante i dieci anni, ciò vuol dire, cbe chi avesse contribuito per un’azione di 1000 lire, suddivisa in versamenti di 50 lire a sei mesi d’intervallo, e ne avesse ricevuto il 4 per 100, in capo ai dieci anni avrebbe ritirato a sè, sotto forma di preteso frutto, 210 lire del capitale; e ne avrebbe messo realmente nell’opera sole 790. Tanto fa cbe avesse pagato le sole lire 790; e avesse risparmiato l’incommoda e non gratuita farsa delle rate d’interesse. Nella nostra impresa ognuna di queste rate importa cinquantamila numeri d’annotazione, e quando interviene un’agenzia, il triplo!

Se poi per la materiale costruzione è veramente necessario il prefisso numero d’azioni intere da lire mille, egli è certo che l’opera in capo ai dieci anni non si troverà flnita; e bisognerà effettivamente rimettere, in altre azioni o in qualche maniera, le 210 lire, che si sono date e riprese. I versamenti, in apparenza sempre eguali, saranno divenuti progressivamente più deboli e languidi, poiché ad ogni versamento l’azionista, pagando con una mano una somma sempre eguale, avrebbe riscosso coll’altra una rata d’interessi sempre crescente; cosicché nel ventesimo pagherebbe le solite 50 lire, ma ne riprenderebbe 20 a titolo d’interesse, e 30 sole entrerebbero nelle costruzioni, le quali perciò si protrarrebbero fin oltre il quattordicesimo anno.

Il dividendo promesso dovrebbe dunque ripartirsi sopra una maggior cifra capitale. Epperò l’impresa sembrerebbe sbagliata, anche quando i lavori riescissero di tutta perfezione, e le spese corrispondessero a tante migliaja di lire quante vennero fedelmente indicate nella stima dell’opera. Questa