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poiché in virtù di questa ella ottenne anche l’aggio delle azioni. Questa partita si sarebbe dunque potuta ristringere ad un quinto.

Per ultimo, se non si fosse differito d’alcuni mesi ad investire a frutto il capital giacente nella Cassa di Milano, non vi sarebbe una lacuna tra gli interessi pagati agli azionisti (300,000) e i frutti ottenuti dalla Direzione (271,678), cioè più di 28 mila lire.

Riassumendo, diremo, che un’ordinaria amministrazione, come qualunque altra di questo paese, avrebbe fatto i seguenti risparmj:

Spese superflue dell’officio tecnico 
Lir. 180,000
Doppio officio della direzione, corrispondenza e registri doppj 
» 70,000
Agenzie 
» 42,000
Rimborso ai fondatori 
» 80,000
Capitale infruttifero » 28,000
Lir. 400,000


Questi risparmj sono in accordo colla piena osservanza degli statuti, e ammontano alla metà incirca delle spese fatte. Ma se il più semplice principio amministrativo avesse retto la compilazione degli statuti medesimi, le forze pecuniarie della società potevano tenersi ancora più raccolte; e si potevano conservare all’opera altre 300 mila lire, che si dispersero sotto titolo d’interessi, senza vantaggio alcuno nemmeno nell’aggio delle azioni, ch’era alto egualmente prima della promessa degli interessi come dopo. Il risparmio sommerebbe allora a lire 700,000. Perlochè sulla somma di lire 873,408, alla quale ascendeva fin dallo scorso luglio la passività del Rendiconto, le vere spese utili si riducevano allora ad un quinto!

Del pagamento degli interessi.

Questo punto si oppone alle abitudini della Borsa; ma un'amministrazione paterna, e non complicata col principio bancario del lucroso smercio delle azioni, non avrebbe mai costituito sulle rate di capitale un frutto prematuro