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AL CONTE DI FONDI (d).

I. Descrivendo le qualità tlella vigna fleti’anima nostra, esorta il conte ad esser bnon lavoratore di essa.

II. Dell’ amor- proprio col quale i demonj rendono sterile e salvafica la detta vigna.

IIL Che non solo siamo tenuti coltivare la vigna dell’ anima prò* pria, ma anco quella de’ nostri prossimi.

IV. Tenta persuaderli a credere che Urbano VI sia il vero pon-, tefice, e per ciò non voglia più perseguitarlo, pe’danni chò ne risultano a lui ed alla santa Chiesa.

V. Che dobbiamo aprire la porta dell’anima nostra a Gesù Cristo, vero lavoratore di questa vigna. Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ilarissimo padre e fratello in Cristo dolce Jesù.

Io Caterina, schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vero lavoratore nella vigna dell’ anima vostra, acciocché rapportiate il molto frutto al tempo della ricolta, cioè nel tempo della morte, nel quale ogni colpa è punita ed ogni bene è rimunerato. Sapete che la Verità eterna creò noi all’immagine e similitudine sua, di noi fece suo tempio, dove egli vuole abitare per grazia, se piace al lavoratore di questa vigna di lavorarla bene e drittamente; che se ella non fusse lavorala, ma abondasse di spine e di pruni, già non sa-