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  • /ln notazione filiti Lettera 191» (A) Lo zelo ardentissimo di santa Cateiina per il bene spirituale

temporale dei popoli, la fece ardita di scrivere anche a Barnabò Visconti, il quale fra molti tiranni che allora tributavano l’Italia, e specialmente la nostra Cispadana, era certamente il più potente, il più ambizioso e il più disumano. Barnabò, forse trovandosi a cattivo partito nella guerra cbe aveva colla Chiesa nel 13^2 (V.


le note alla lett. 23), e cbe fini del tutto solo nel 1376, e avuta notizia della grande autorità di Caterina presso il papa, le aveva inviato un suo servigiale, di cui ella accenna sul fine della lettera.

II despoti«mo di Barnabò e le angherie d’ogni genere esercitate addosso ai chierici, la sua crudeltà bestiale, le gravezze enormi onde caricava i sudditi e i continui suoi attentati di tórre.alla Chiesa il Bolognese, gli tirarono addosso per ben tre volte la scomunica papale,

le forze temporali non solo del papa, ma del1’ imperatore e di quasi tutti i principi gelosi della sua grande potenza. L’ ambizione uon aveva però in lui spento il sentimento religioso. Nel i364 acconciasi a far la pace col papa, indotto come per miracolo dalle esortazioni del beato Pietro Tomaso (Boll. 27 genn.), dopo che si era rifiutato alle preghiere degli ambasciatori di Francia. Alla sua morte poi diede segni della più viva religione.


Merita singolare attenziuue il paragrafo IV di questa lettera.