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209 rità: e però ama la virtù e Dio, che è la cagione ili ogni virtù, ed odia il vizio e la propria sensualità, che è cagione d’ ogni vizio. Chi ci toìle questo vero e dolce lume? L’amor proprio che l’uomo ha a sè medesimo, il quale è una nuvola che offusca l’occhio deH’intelletto e ricopre la pupilla del lume della santissima fede; e però va come cieco ed ignorante, seguitando la fragilità sua, tutto passionato senza lume di ragione, sì come animale che, perchè non ha ragione, si lassa guidare al proprio sentimento. Grande miseria è dell’uomo il quale Dio ha creato all’imagine e similitudine sua, che egli voluntariamente per suo difetto si facci peggio che animale bruto, come ingrato ed ignorante non cognosce, nè ncognosce li benefìcj da Dio, ma ritribuisceli a sè medesimo. Dall’amor proprio procede ogni male. Unde vengono le ingiustizie e tutti gli altri difetti ? dall’amore proprio. Egli commette ingiustizia contra Dio, contra sè e contra al prossimo suo, e contra la santa Chiesa. Contra Dio la commette, che non rende gloria e loda al nome suo come egli è obbligato; a sè non rende odio e dispiacimento del vizio ed amore delle virtù; nè al prossimo la benivolenzia; e se egli è signore non gli tiene giustìzia, perchè non la fa se non secondo il piacere delle creature o per proprio suo piacere umano. Nè alla Chiesa rende 1* obbedienzia e non la sovviene, ma continuamente la perseguita: di tutto è cagione l’amor proprio, che non il lassa cognoscere la \ erità, perchè è privato del lume. Questo ci è molto manifesto, e tutto dì il vediamo e proviamo in noi medesimi, ehe egli è così.
II. Non vorrei, carissimo padre, che questa nuvola vi tollesse il lume; ma voglio che in voi sia quel lume che vi faccia cognoscere e discernere la Verità. Parmi, secondo che io intendo, che cominciate a lassarvi guidare al consiglio de’ tenebrosi (#), e voi sapete, che se l’uno cieco guida l’altro, ambidui caggiono nella fossa. Così diverrà a voi, se voi non ci ponete altro