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i.8 prende la mammella della madre e meltesela in bocca, unde col mezzo della carne trae a sè il latte; e così dobbiamo fare noi, se vogliamo notricare l’anima nostra; perocché ci dobbiamo attaccare al petto di Cristo crocifisso, in cui è la madre della carità, e col mezzo della carne sua trarremo il. latte che notrica l’anima nostra, e figliuoli delle virtù, cioè, per mezzo dell’umanità di Cristo, perocché nell’ umanità cadde e sostenne la pena, ma non nella deità; e non noi potiamo notricarci di questo latte che trajamo dalla madre della carità senza pena: e differenti sono le pene, unde spesse volte sono pene di grandi battaglie, o dal dimoino, ordalle creature, con molte persecuzioni, infamie, strazii e rimproverii. Queste sono pene in loro, ma non sono pene all’anima che s’è posta a notricare a questo dolce e glorioso petto, unde ha tratto l’amore, vedendo in.Cristo crocifisso l’amore ineffabile che ci lia mostrato col mezzo di questo dolce ed amoroso verbo, e nell’amore ha trovato l’odio della propria colpa e della legge perversa sua, che sempre impugna contra allo spirito, ma sopra l’altre pene che porta l’anima, che è venuta a fame e desiderio di Dio, si sono i crociati ed amorosi desiderii, che ha per la salute di tutto quanto il mondo, perocché la carità fa questo, che ella s’inferma con quelli che sono infermi, ed è sana con quelli che sono sani: ella piagne con coloro che piangono e gode con coloro che godono, cioè, che piagne con coloro che sono nel tempo del pianto del peccato mortale, e gode con quelli che godono, che sono nello stato della grazia. Allora ha presa la carne di Cristo crocifisso, portando con pene la croce con lui; non pena allliggitiva, che disecchi l’anima, ma pena che la ingrassa, dilettandosi di seguitare le vestigie di Cristo crocifisso; ed allora gusta il latte della divina dolcezza. E con che l’ha preso ?

con la bocca del santo desiderio, intantochè, se possibile li fusse d’avere questo latte senza pena, e con esso dare vita alle virtù, perocché le virtù hanno vita