Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/168

168

iC8 preveduto insieme con la prova, che la lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo; unde io voglio che le pene mi siano cibo, le lagrime beveraggio, il sudore mio unguento, le pene voglio che mi ingrassino, le pene mi guariscano, le pene mi diano lume, le pene mv diano sapienzia, le pene mi rivestano la mia nudità, le pene mi spoglino d’ogni proprio amore spirituale e temporale. La pena della privazione delle consolazioni d’ogni creatura m’ha richiesta nella privazione delle virtù in cognosciare la imperfezione mia, ed il perfettissimo lume della dolce Verità, proveditore ed accettatore de’ santi desiderii, e non delle creature: quello che non ha ritratto a dietro la sua bontà verso di me per la mia ingratitudine, per lo poco lume e cognoscimento mio, ma solamente ha ragguardato a sè, che è sommamente buono.

III. Pregoti per l’amore di Jesù Cristo crocifìsso, dilettissima figliuola mia, che non allenti l’orazione, anco la raddoppia, perocché io ne ho maggiore bisogno, che tu non vedi; e che tu ringrazii la bontà di Dio per me, e pregalo che mi dia grazia, che io dia la vita per lui, e che’l tolla, se gli piace, il peso del corpo mio, perocché la vita mia è di poca utilità ad altrui; ma più tosto è penosa e gravezza ad ogm creatura da lunga e da presso per li peccati miei. Dio per la sua pietà mi tolla tanti difetti, e questo poco del tempo che io ho a vivere, mi faccia vivere spasimata per l’amore della virtù, e con pena offeri dolorosi e penosi desiderii dinanzi a lui per la salute di tutto quanto il mondo, e per la reformazion

della santa Chiesa. Gode, gode in croce con meco, sicché la croce sia uno letto, dove si riposi l’anima; una mensa, dove si gusti il cibo ed il frutto della pazicnzia con pace e con quiete.


IV. Mandastimi dicendo, ec. (D) della quale cosa fui consolata sì per la vita sua, sperando che ella si correggili, mandandola con meno vanità di cuore che infino a ora non.ha fatto,

sì per li fanciulli che