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in su la croce ci conviene pigliare il cibo dell’onore di Dio e della salute deh anime, e con vera e santa pazienzia. Oimè, figliuole dolcissime, io v’ invito da parte della prima dolce verità, che voi vi destiate dal sonno della negligenzia ed amore proprio di voi, ed ofterite umili e continue orazioni con molta vigilia e cognoscimento di voi medesime, perocché ’l mondo perisce per la moltitudine di molte iniquità (/?), ed irriverenzia che si fa alla dolce Sposa di Cristo. Or diamo dunque 1 onore a Dio e la fadiga al prossimo.

Oimè, non vogliate nè voi, nè l’altre serve di Dio, che termini la vita nostra altro che in pianto ed in sospiri; perocché con altro mezzo non si può placare l’ira di Dio, la quale manifestamente si vede venire sopra di noi. O disavventurata me, figliuole mie: io credo essare quella miserabile, che so’cagione di tanti mali per la molta ingratitudine ed altri difetti che io ho commessi contra il mio Creatore. Oimè, oimè: chi è Dio, che è offeso dalle sue creature? è colui che e somma ed eterna bontà, il quale per la carità sua creò 1’ uomo alla immagine e similitudine sua,

ncreollo a grazia dopo il peccato nel sangue dello imraaculato ed amoroso Agnello unigenito suo figliuolo. E chi è l’uomo mercenuajo ed ignorante che offende il suo Creatore ?


Siamo coloro che non siamo noi per noi, se non quanto siamo fatti da Dio; ma per noi siamo pieni d’ogni miseria, e non pare che si cerchi, se non in che modo si possa offendare Dio, e l’una creatura l’altra, indispregio del Creatore: vediamo con miserabili occhi nostri perseguitare il sangue nella santa Chiesa di Dio, il quale sangue ci ha dato la vita. Scoppino dunque 1 cuori nostri per ansietato e penoso desiderio: non stia più la vita nel corpo, ma innanzi morire che vedere tanto vituperio di Dio. Io muo)o vivendo, e dimando la morte al- mio Creatore, e non la posso avere!

meglio mi sarebbe a morire, che a vivere innanzi che vedere tanta ruina, quanta è venuta ed è per venire nel popolo cristiano. Trajamo fuore l’arme della santa