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Annotazioni ni tu Lettevi* 169.
(A) La quale partita non è stata senza misi erto, nè sema frutto di grande utilità, ec. \ edesi da queste ed altre parole, chela santa Don andò ad Avignone alle sole preghiere de’Fiorentini, nè a solo fine di tornare quel popolo a pace col santo Padre; ma che ne ebbe ordine dal Signore, cbe di quell’ andata volea trarne gran frutto a bene della sua Chiesa; onde se il viaggio della santa non partorì la concordia tra’l pontefice e la Toscana, nou riuscì però sterile, com’ ella stessa qui lo accenna, avendo colla sua efficace opera riportata la santa sedia in Italia. , (B) Tòsto ne verremo, ec. Scrisse la santa questa lettera di Genova, ove indugiò oltre ad un mese, godendo de’farori di madonna Orietta Scotta, sua cortese albergatrice, di cui altrove si favellerà. In questa sua lunga dimora i più de’ suoi compagni caddero in grave infermità, e tra questi fu Neri di Landoccio de’ Pagliaresi, il quale tornò in salute per opera della santa, come si narra nella sua leggenda. Gli altri, che pure ammalarono, come qui dicesi, furono Fra Giovanni Tantucci agostiniano, e Fra Bartolomeo di Domenico dell’Ordine de’predicatori e compagni della sauta. Cadde pare infermo gravemente Stufano di Corrado Maconi altro de’suoi disce* poli, e da essa ad un semplice comando fu tornato in salute, come egli stesso ne fa fede io una sua Epistola impressa iu quest’ opera.