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88 io era costretta di scrivere a Crislo in terra (E) e a tre cardinali (F), unde io mi feci ajutare, ed andai* méne nello studio, e scritto che io ebbi a Cristo in teria, non ebbi modo di scrivere più, tanle furono le pene, che crebbero al corpo mio, e stando un poco si cominciò il terrore delle dimonià per sì fatto modo, che tutta mi facevano stordire, quasi arrabbiando verso di me, come se io vermine fusse stata cagione di tolIerli di mano quello che longo tempo hanno posseduto nella santa Chiesa, e tanto era il terrore con la pena corporale, che io volevo fuggirmi dello studiò e andarmene in cappella, come se lo studio fusse stato cagione delle pene mie. Rizzaimi dunque su, e non polendo andare m* appoggiai al mio figliuolo Barduccio (G), ma subito fui io gittata giù, ed essendo gittata, parbe a me, come se l’anima si fusse partita dal corpo, non per quello modo come quando se ne parti (//), perocché allora l’anima mia gustò il bene degl’immortali, ricevendo quello sommo Bene con loro insieme; ma ora pareva come una cosa riservala, perocché nel corpo a me non pareva essere, ma vedevo il corpo mio come se fusse stata un altro, e vedendo l’anima mia la pena di colui che era con meco, volse sapere se io avevo a fare cavelle col corpo, per dire a lui; figlinolo non temere, e io non vidi che lingua o altro membro gli potesse muovere, se non come corpo separato dalla vita.Lassai dunque stare il corpo come elli si stava, e l’intelletto stava fisso nell’abisso della Trinità; la memoria era piena del ricordamene della necessità della santa Chiesa e di tutto il popolo cristiano, e gridavo nel cospetto suo, e con sicurtà dimandavo l’adiutorio divino, offerendoli t desiderj,

costringendolo per lo sangue dcH’Agnello e per le pene che s’erano portate, e sì prontamente si dimandava che certa mi pareva essere, che elli non denegarebbe quella petizione: poi dimandavo per tulti voi altri, pregandolo che compisse in voi la volontà sua ed i desiderj miei: poi dimandavo che mi campasse dall’eterna dannazione; e stando