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l’avversità voglio che vi gloriate, perocché nel sostenere manifestiamo l’amore e la costanzia nostra, e rendiamo gloria al nome di Dio, in altro modo no. Ora è il tempo, carissimo padre, di perdere tutto sè, e di sè non pensare punto, siccome facevano i gloriosi lavoratori, che con tanto amore e desiderio disponevano di dare la vita loro, ed innaffiavano questo giardino di sangue con umili e continue orazioni, e col sostenere infino alla morte: guardate che io non vi vegga timido, nè che l’ombra vostra vi faccia paura, ma siate virile combattitoie, e già mai da colesto giogo del1* obedienzia che vi ha posto il sommo pontefice, non vi partite, cd anco nell’ordine adoperate quello che vedete che sia onore di Dio, perocché questo ci richiede la grande bontà di Dio, e per altro modo non ci ha posti: ragguardate quanta necessità vediamo nella santa Chiesa, che in tutto la vediamo rimasta sola, e così manifestava la Verità, siccome in un’altra vi scrivo (B), e come è rimasta sola la sposa, così è lo Sposo suo.

II. O Padre dolcissimo, io non vi tacerò i* misterj grandi di Dio, ma narrarogli il più breve che si potrà, secondo che la fragile lingua potrà narrando esprimere; ed anco io vi dico quello che io voqlio che voi facciate, ma senza pena ricevete ciò che io vi dico (C), perocché "io non so quello che la-divina bontà si farà di me, o del farmi rimanere, o del chiamarmi a sè.

Padre, padre e figliuolo dolcissimo, ammirabili misteri ha Dio adoperali dal dì della circoncisione in qua, tantoché la lingua non sarebbe sufficiente a poterli narrare, ma lassiamo andare tutto quello tempo, e veniamo alla domenica della sessagesima | D), nella quale domenica furono come in breve vi scrivo, quelli misterj che udirete, che giammai uno simile caso non mi parbe portare, perocché tanto fu il dolore del cuore, che’i vestimento della tonica si stracciò, quanto io ne potei pigliare, rivoltandomi per la cappella come persona spasimata: chi mi avesselenula propriamente m avanebbe tolta la vita. Venendo poi il lunedì a sera