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272 la carità non l’avesse tenuto: ella è quello dolce
suavc legame che legò la natura divina nella, natura umana. Chi ne fu cagione? solo l’amore. L’amore fu quello che trasse noi di Dio, creandoci alla imagine c similitudine sua, e per amore avendo noi perduta la grazia, e volendoci restituire e rendere quello che avevamo perduto per lo’ peccato e difetto nostro, ci mandò Iddio il Verbo dell*unigenito suo Figliuolo, e volse che col sàngue suo riavessimo la grazia; ed elli, Figliuolo obbediente, corse all* obrobriosa morte della croce, siccome innamorato della salute nostra: sicché ogni cosa che Dio ha tutta e fa a noi, è fatta per amore,’e però l’anima che ragguarda questo smisurato ed ineffabile amore, vi apre l’occhio dell’intelletto e del cognoscimento nel suo obietto del sangue di Cristo crocifisso, nel quale sangue se gli rappresenta più la larghezza dell’ineffabile carità, che in veruna altra cosa; e cosi disse elli, che maggiore amore non può mostrare1’ uomo, che dare la vita per l’amico suo. O inestimabile amore! Se tu commendi che maggiore, amore non può essare che dare la vita per 1’ amico suo, quanto maggiormente è degno di commendazione l’amore tuo verso di noi, che essendo fatti nemici, tu hai data la vita e pagato il prezzo del sangue tuo per noi. Questo eccede ogni amore. O dolce ed amoroso Verbo figliuolo di Dio: tu sc’falto tramezzatoli!
hai pacificato con la morte tua l’uomo con Dio, che i chiodi ci sono fatti chiave, che ha disserrata vita eterna; ed è aperta per sì fatto modo, cli
a veruno può esser chiusa, se elli non vuole, perocché l’uomo 11011 può esser costretto a veruno peccato se elli non vuole. 11 peccato è quello che ci chiude la porta e tolleci il fine per.lo quale fummo creati: il peccato ci lolle la vita e dacci la morte: tolleci la luce e dacci la tenebre, perchè offusca 1’ occhio dello intelletto c non gli lassa vedere il sole, nè la tenebre, la tenebre dico del cognoscimento di sé, dove vede e truova la tenebrosa sensualità, che sempre ribella e. impugna