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268 ^ / vi chiamasse con altro voce, cioè, con quella delI’ uomo, e non con la divina e dolce volontà di Dio, dalla quale non si può scordare 1’ anima per veruno detto di creature, nè. per ignoranzia delle pecorelle che non la compia in sè ed in altrui: così fece il dolcissimo Jesù, che non lasciò per lo scandalo e mormorazione de’gindei,, nè per ingratitudine nostra, chp non compisse 1’ onore del padre e la salute nostra!

così debba fare cui Dio, ha posto che seguit questo Agnello; non - voliere d capo a dietro per veruna cosa che sia, e se le inferme pecorelle che debbano essere sane, mormorano come inferme, non debba però il pastore lassare coloro che stanno a fine di morte., vedendo, di potere loro dare la vita coloro che sono, tutti ciechi per coloro che hannp male negli occhi!

non dovete fare così; ma imparate dai discepoli, santi, che chi andava e chi rimaneva, secondo che vedevano più l’onore di Dio. Dobbiamo credere,, che chi rimaneva ed a chi andava, risuscitavano infinite mormorazioni, e chi andava, non lassava però d,’ adoperare l’onore di, Dio; e chi rimaneva non si scordava però,, della. pazienzia e del lume della fede, e non perdeva; la memoria del, ritenere e del ricordare della voce del suo pastore, ancp si fortificavano con allegrezza, perchè.

quantp è m.aggipre lo scandalo, tanto è più perfetta l’operazione che si fa. Adunque sijjte pecorelle vere e non temete dell’ombre vostre, nè, crediate che io lassi le, npvantanove per l’una; io, vi dico cotanto, clip delle npvantanpv

per pgnuna delle novantanove io ne ho novo.ntanpve, le quali ora non si vedono se non dalla divina bontà; chq’l, sa parità increata, il quale per occulto; fruito fo portare la fa diga, dell’andare, la, gravezza dell’ infirmila, il peso delli scandali e mormorazioni, di tutto sia gipria c loda al nome di Dio, sicché l’andare p lo stare non s è.fatto se non secondo lq sqa volontà, c non secondo quella delli uomini,.


La gravezza del corpo, che io ho avuta ed ho,

principalmenlc la volontà di Dio m’ho tenuta, clic