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24 scerete sue, alle quali cose, padre dolcissimo, la lingua ci viene meno, o l’intelletto pare che si offuschi, tanto è assottigliato il suo vedere; il desiderio vive spasimato, intanto che tutte le potenzie dell’ani* ma gridano a una di volere lassare la terra, poiché c’è tanta imperfezione, drizzarsi e giognere al fine suo a gustare co’veri cittadini la somma eterna Trinità, ove si vede render gloria e loda a Dio; ove rilucono le virtù, la fame e lo desiderio de’veri ministri e perfetti religiosi, i quali stettero in questa vita come lucerna ardente posta in sul candelabro della santa Chiesa, a render lume a tutto quanto il mondo. Oimè, babbo, quanta differenzia era da loro a quelli che sono al dì d’oggi, de’quali si lamentava con zelo di grande giustizia, dicendo: Costoro hanno preso la condizione della mosca, che è tanto brutto animale, la quale ponendosi in su la cosa dolce ed odorifera non si cura, poiché ella è partita di ponersi in su le cose fastidiose ed immonde: così questi iniqui sono posti a gustare la dolcezza del sangue mio; e non si curano poi che sono levati dalla mensa dell’altare, e da conservare, e ministrare il corpo mio e gli altri sacramenti della santa Chiesa, i quali sono odoriferi, pieni di dolcezza e di grande suavità, in tanto che dà vita all’anima che il gusta in verità, e senza esso non può vivere; essi dico, essi non si curano di ponersi in tanta immondizia, quanto pongono la mente ed i corpi loro, che non tanto che ella putì a me tanta iniquità, ma le dimonia hanno a schifo questo peccato tanto miserabile.

Poiché la divina bontà, carissimo padre, sopra le tre petizioni ebbe risposto, come detto è, rispose alla quarta petizione, che si domandava, dimandando i’ajutorio e la providenzia di Dio, che provedesse in alcuno caso cli

era divenuto d’alcuna creatura, il quale per scritto non vi posso coniare, ma con la parola viva vel dirò, se già Dio non mi facesse tanto ili grazie e di misericordia, che 1’ anima mia si partisse da questo miserabile corpo prima che io vi vedesse; il