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232 chio; e se questo lun?e è offuscalo, o intenebrilo dall’amore proprio di noi medesimi, 1’ occhio non ha lume, e però non vede, unde non vedendo non cognosce la verità, Convenci dunque levare questa nebula, acciocchè’l vedere rimanga chiaro: ma con che si dissolve e leva questa nebula ? con l’odio santo di noi medesimi; cognoscendo le colpe nostre, e cognoscendo la larghezza della divina bontà, come adopera verso di noi. i II. In questo cognoscimento s’acquista la virtù della pazienzia, perocché colui che cognosce il suo difetto, e la legge sensitiva che impugna contra allo spirito, s’odia ed è contento, che non tanto le creature che hanno in loro ragione, ma li animali ne facciano vendetta.

Questi dell’ingiurie, scherni, villanie e rimproverj ingrassa, e delle molte persecuzion» e pene si diletta, e tienlo per suo refrigerio. Questo cognoscimento che l’uomo ha di sè, germina umilità prolonda, e non leva il capo per superbia, ma sempre più s’umilia, e per lo cognoscimento della bontà di Dio in sè’si notrica e cresce nell’affettuosa carità, la quale carità 110tricala dalla umilità, ha il figliuolo della vera discrezione, unde discretamente rende il debito suo a Dio, rendendo laude e gloria al nome suo, ed a sè rende odio e dispiacimento della propria sensualità, ed al prossimo rende la benivolenzia, amandolo come si debba amare con carità fraterna, libera ed ordinata e non finita, nè senza ordine, perocché la virtù della discrezione ha la radice sua nella carila, e non è altro che «ino vero cognoscimento che 1’ anima ha di sè e di Dio, unde a mano a mano rende a ciascuno il debito suo, ma non senza il lume, perocché se non avesse il lume, ogni suo principio ed operazione sarebbe imperfetta, ed il lume non può avere senza il vero cognoscimento di sè, onde trae l’odio; e della bontà di l)io in sè, unde trae l amore, ma quando la si trova allora è servò fedele al suo Creatore, e stando nella notte di questa tenebrosa vita, va col