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I i j6 persecuzioni del mondo non sono male, ne ingiurie, nè strazj,-nè scherni, nè villanie, nè tentazioni del dimonio, nò tentazioni degli uomini; le quali tentano i servi di Dio nelle tentazioni, nelle molestie, che dà r uno servo di Dio all’ altro; le quali Dio tutte permette per tentare e per cercare se trova in noi fortezza e pazienzia, e perseveranzia infino all’ultimo, anco conducono l’anima a gustare il sommo ed eterno bene. Questo vediamo noi manifestamente nel figliuolo di Dio, il quale essendo Dio ed uomo, e non potendo volere veruno male, non l’averebbe elette per sè, che tutta la vita sua non fu altro che pene, e tormenti, e strazj, e rimproveri, e nell’ultimo l’obbrobriosa morte della croce, e questo volse sostenere, perchè era bene, e per punire la colpa nostra, che è quella cosa che è male.

? III. Poi dunque che / occhio dell’intelletto ha così ben veduto e discernuto chi gli è cagione del bene e chi gli r.è cagione del male, e quale è quello che:è bene e quello che è miserabile male, l’affetto, perchè va dietro all’intelletto, corre di subito ed ama il suo Creatore, cognoscendo,nel sangue l’amore suo ineffabile, ed ama tutto quello che vede che’l taccia più piacere ed unire con lui; unde allora si diletta delle molte tribolazioni, e priva sè medesimo delle consolazioni proprie per affetto ed, amore delle virtù; e non elegge lo strumento delle tribolazioni, che provano le virtù a suo modo, Nma a modo di colui che gli’l dà., cioè Dio,.il quale non vuole altro, se non diesiamo santificati in lui, e però gli’l concede come egli ha tratto l’amore daH’amoie (B); e perchè l’occhio delI stelletto in esso amore ha veduto il suo male, cioè la sua colpa, odialo, hitanbochè desidera vendétta di quella cosa che n’è stata; cagione. La cagione/del pec** cato è il proprio, amore, il quale nutrica la pcrveisa volontà che ribella alla ragione, e mai non resta di crescere e di mulliplicare 1’ odio dell* amore sensitivo inlnio che l’ha morto: e però diventa subito paziente