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della colpa che è nella coscienzia, la quale colpa

uno vermine che rode in essa coscienzia; unde morto che è questo vermine, e lavata che è la faccia dell’anima e privata del proprio e disordinato amore; perocché mentre che 1’ amore proprio é nell’ anima, questo vermine non muore mai, nè si leva la lebbra della faccia dell’anima. Poniamo che’l sangue ed il fuoco del divino amore ci sia dato, ed a tutti è dato questo sangue e fuoco per nostra redenzione, e nondimeno da tutti è non participato; e questo non è per difetto del sangue, nè del fuoco, nè della prima dolce Verità che ce l’ha donato, ma è difetto di chi non vota il vasello per poterlo empire d’esso sangue; nude il vasello del cuore, mentre che egli è pieno del proprio amore, o spiritualmente, o temporalmente non può empire il divino amore, nè participare la virtù del sangue, e però non si lava la faccia e non s’ uccide il vermine. Dunque c è bisogno di trovare modo di votarsi e d’empirsi, acciocché noi giognamo a questa peifezione d’ uccidere la propria volontà, perocché uccisa la volontà è’ucciso il vermine.


II. Che modo ci è dunque, carissimo figliuolo? dicovelo; che noi ci apriamo l’occhio dell’intelletto a cognoscere uno sommo bene ed uno miserabile male!

il sommo bene è Dio, il quale ci ama d’ineffabile amore, il quale amore ci è, manifestato col mezzo del Verbo unigenito suo Figliuolo, ed il Figliuolo ce l’ha manifestato col mezzo del sangue suo; unde nel sangue cognosce l’uomo l’amore che Dio gli porta, ed il suo proprio miserabile male, perocché la colpa ò quella che conduce 1’ anima alle miserabili pene eternali; e però è solo il peccato quello che è-male, il quale procede dal proprio amore, perocché veruna altra cosa è che sia male, se non questa: e questo fu cagione della morte di Cristo, e però dico che nel sangue cognosciamo il sommo bene dell’amore che Dio ci ha, ed il miserabile nostro male, perocché altre cose non sono mile se non solo la colpa, come detto è; unde nè tribolazioni, nè