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ió3 a sbranare e a macellare li corpi nostri. 3Son vi maravigliate, carissimo padre, perchè io non mi posso saziare di questo sacrifizio, perocché di nuovo il dì della festa sua (23) mi fece gustare il frutto del martirio suo, ritrovandomi per desiderio alla mensa dell’Agnello, il quale diceva a me misera miserabile: Io son mensa e son cibo, ed essa mano dello Spirito Santo n’era porgitore, e dolcemente serviva a* veri gustatori Ine si vedeva piena la dolce parola che disse la dolce bocca della verità, cioè nella casa del padre mio a molte mansioni. O dolcissimo padre, quanto erano differenti i frutti delle virtù, le quali avevano adoperate in questa vita, unde ognuno gustava con la natura angelica la somma beatitudine. Ine si vedeva tanta verità, che l’anima mia confessa che io ne fui mai amatrice; e però dimandavo nel cospetto di Dio per mezzo di lei, che ci rivestisse del vestimento della verità; unde io sentii tanta rinovazione nell’anima mia, che la lingua non sarebbe sufficiente a dirlo. Oimè, oimè, che io non voglio dire più, se non che io prego quella dolcissima luce, che ci conduca tosto a essere svenali per la verità.

II. Mandatemi dicendo, che io scrivessi a Catarina (C), e che io ne venisse tosto, e che monna Agnese (D) voleva fare il suo testamento; unde sappiate che io non ho scritto a Catarina, nè all’altre mie dilettissime figliuole per lo poco tempo che io ho; e così mi scusate a loro, e tutte le benedicele da parte di Jesù Crislo e mia, e queste altre mille migliaja di volte.

III. Sappiate, che l onore di Dio si- vede nei prelati più che per me si vedesse mai, e parmi che Dio ci voglia dare mangiare dei buoni bocconi grossi (E); ed anco io vi dico, che’l monastero di Ripoli è escito delle mani del dimonio (.F). Alessia (G), Catarina (//) e Cecca (/) vi si mandano molto raccomandando.

Catarina vostra schiava, serva de- servi di Dio vi si raccomanda. -