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33 verbi grazia, estinto il fuoco della libidine, non però egli ha da levare da sè I’ odio prefato, anzi nella maggior bonaccia, e nel tempo più tranquillo e pacifico è tenuto star sull’avviso, e porsi intorno una grandissima guardia, affine ebe nuovamente ed all improvviso non sia còlto dalli nemici. E la guardia sua sicurissima sarà, portando del continuo con esso seco il detto odio di sè medesimo; accompagnato da mia vera e profonda umiltà per abbassare I’ orgoglio della sensualità: perciocché se egli non facesse così, s desterebbe io lui la propria passiooe, la quale diaiui parea che dormisse e fosse come morta, per meglio e più sicuramente in un tratto assaltare e ferire; conciossiachè, mentre che noi Uniamo, ella non muore, ma ben/dorme, e più e meno secoodo l’odio, lamore delle virtù nostre. L’ odio adunque v. quello che castiga la sensualità e F amore la fa dormire. Ma chi n’è cagione? il lume, percncchè se l’uomo non avesse veduto e conosciuta la sua fragilità, non l’avrebbe spregiata con odio; ma pnrchè la conobbe, l’odia e ricalcitra contro di lei cou»:uuamente. Onde vedendo ch’ella non cessa d’impugnare, non vuole, nè deve anch’egli volere cessare dalla guerra, nè far pace con lei Il che quanto si scosti dal farellare, e dallo intendimento della santa sei vede ognuno. Or volendo pur cercare onde il Farri traesse sì perversa edizione ci vengono sott’ occhio due tesii a prmna di esse lettere conservati nella Certosa di Pavia, della raccolta, siccome al titolo che Innno in fronte, di quello Stefano Maconi che ivi fu priore e fedelissimo discepolo della santa: 1’ uno in cantiere aulico e si minnto che a stento vi si può leggere alcun periodo; l’altro più chiaro ma guasto sì fattamente che non tiene (piasi più nolla del favellare dell’ autrice.
Or questo dovette egli aversi pigliato ad esemplare, come può vedere chiunque ne faccia il confronto.
5. Caterina da Siena Opere T. IV.
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