Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 2.djvu/281


281

28i Dico che questi colpi non tanto che sieno nocivi, ma saranno pietre preziose, e margarite poste sopra questo vestimento dell’ardentissima carità. Or da che sarebbe T anima che non portasse delle molte fatiche e tentazioni da qualunque parte e qualunque modo Iddio le concede, non sarebbe in lei virtù provata, perocché la virtù si prova per io suo contrario. Con che si prova la purità e s’acquista? col contrario, cioè con la molestia dell’ immondizia: perocché chi fusse immondo, non gli bisognarebbe ricevere molestia dalle cogitazioni della immondizia; ma perchè si vede che la volontà è privata de’ perversi consentimenti, ed è purificata d’ ogni macchia per santo e vero desiderio che ha di piacere al suo Creatore, però il dimonio, il mondo e la carne gli danno molestia. Sicché ogni cosa contraria si caccia per lo suo contrario: vedete che per la superbia s’acquista l’umilità, quando l’uomo si vede molestare da esso vizio di superbia, subito s’ umilia, cognoscendo sè difettuoso, superbo, che se non avesse avuta quella molestia, non si sarebbe sì ben cognosciuto; poiché s’ è umilitato e veduto, concipe uno odio per sì fatto modo, che gode ed esulta d’ogni pena ed ingiuria che sostenesse: questo fa come cavaliero virile, il quale non schifa i colpi, anzi si reputa indegno di tanta grazia, quanto gl. pare essere a sostenere pena, tentazioni e molestie per Cristo erofisso, tutto è per l’odio che egli ha di sè medesimo, e per amore che ha conceputo alla virtù. Adunque vedete che non è da fuggire nè dolersi nel tempo della tenebre, perocché della tenebre nasce la luce. O Dio dolce amore: che dolce dottrina dai, che per lo contrario della virtù s’acquista la virtù: della impazienzia s’ acquista la pazienzia, che l’anima che sente il vizio della impazienzia diventa paziente della ingiuria ricevuta, ed è impaziente verso il vizio delle impazienzia, e più si duole che ella si duole, che di veruna altra cosa, e così nei contrarj li viene acquistata la perfezione, e non se ne avvede, trovasi diventato perfetto