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¥9 tantoché si vuole partire dal giogo dell’obedienzia ed abbandonare il giardino dell’Ordine, dove ha gustato cotanti soavi e dolci frutti, prima che elli perdesse il gusto del santo desiderio a quello tempo dolce che le fatiche e i pesi dell’Ordine gli pareva di grande suavità.
Sicché vedete quanto male per questo ne potrebbe venire, e però voglio che voi vi studiate giusta al vostro potere di portarvi si e con sì vero desiderio, che questo non addivenga mai a voi per neuno caso che venisse: non venga mai la mente vostra a neuna confusione; ma levate 1’ occhio nel sangue, e pigliate una larga e dolce speranza, ponendo il remedio di levarsi da tutte quelle cose che gli impediscono la Verità, ed allora riceverà grandissima grazia da Dio, e cominciala a ricevere il frutto delle sue fatiche, ricevendo 1’ abondanzia della carità nell’anima. Or fuggite, figliuolo carissimo, nella cella del cognoscimento di voi, abbracciando il legno della santissima croce; bagnandovi nel sangue dell umile ed immacolato Agnello, fuggendo ogni conversazione che ci fusse nociva alla salute vostra; e non mirate a dire: che parrà se io mi levo da queste creature? Io lo’dispiacerò, ed averannolo per male: non lassate però che noi siamo posti per piacere al Creatore e non alle creature. Sapete che dinanzi al Sommo giudice neuno risponderà per voi neirultima stremità della morte, ma solo la virtù sarà quella con la misericordia che risponderà. Quanto c’è necessario la virtù: senza la virtù non potiamo vivere di vita di grazia, e però vi dissi ch’io desideravo di vedervi costante e perseverante alla virtù infino alla morte: sicché non vollete il capo indietro per alcuna cosa che sia: spero nella bontà di Dio, che’l farete, siccome debba fare il vero figliuolo, e così farete quello che sete tenuto di fare, ed adempirete il desiderio mio.
Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.
S. Caterina. Opere. T. IV’.