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J92 tava, volendo andare per altra via cli

tenesse elli.


III. Adunque ci conviene tenere per lui, ed amare schiettamente in verità, non per timore della pena che seguita a colui che non ama, e non per rispetto dell’umillà e del diletto che trova l’anima neiramore, ma solo perchè il Sommo Bene è degno d’essere amato da noi; e però il doviamo amare, se mai utilità non ne avessimo, e se danno non avessimo per non amare, noi doviamo pure amare; così fece elli, perocché elli ci amò senza essere amato da noi, non per utilità che elli potesse ricevere, nè per danno che ne potesse avere non amandoci) perocché elli è lo Dio nostro che non ha bisogno di noi, unde il nostro bene non gli è utile, ed il nostro male non gli è danno. Dunque perchè ci amò per sua bontà, così dunque noi il doviamo amare per la bontà sua medesima; e quella utilità che noi non possiamo fare a lui, doviamo fare al prossimo nostro, ed amarlo caritativamente, e non diminuire l’amore verso di lui per alcuna ingiuria che ci facesse, nò per sua ingratitudine; ma doviamo esser costanti e perseveranti nella carità di Dio e del prossimo; perocché così fece questo dolce ed amoroso Verbo, che non attendeva ad altro che all’onore del Padre e alla salute nostra; e non allentò l’andare, nè di corrire all’obbrobriosa morte della croce per nostra ingratitudine che ci vedeva spiegatori del sangue, nò per pena, nè per obbrobrj che si vedeva sostenere.

Perchè? perchè il suo fondamento era d’amare noi solo per onore del Padre e salute nostra.

. IV. Questa dùnque è la via che ci ha insegnata, dandoci dottrina d’umilità e d’obedienzia, di pazienzia, di fortezza e di perseveranzia, perocché elli non lassò il giogo dell’obedienzia, che aveva ricevuto dal Padre, nè la salute nostra per alcuna pena, ma con tanta pazienzia, che non n’ è udito il grido suo per neuna mormorazione, forte a perseverante insino all’ultimo, che elli rimiss

la sposa dell’umana generazione nelle mani del Padre eterno. Adunque vedete, figlioli mici,