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come Zaccheo, che essendo piccolo salì sull’arbore per vedere Dio, per la quale sollicitudine meritò d’ udire quella dolce parola, dicendo, Zaccheo vattene alla tua casa, che oqgi è di bisogno eh io manti con teco.
Così doviamo fare noi, che essendo noi bassi, con stretto cuore e poca carità, noi saliamo in sull arbore della santissima croce, ine vedremo e toccaremo Iddio!
ine trovaremo il fuoco della sua inestimabile carità ed amore, il quale l’ha fatto corrire insino agli obbrobrj della croce, levato in alto, affamato ed assetato di sete dell’onore del padre e della salute nostra.
Ecco dunque il nostro dolce e buono pastore, che ha posta la vita con tanto affamato desiderio ed affocato amore, non raguardando alle pene sue, nè alla nostra ignoranzia ed ingratitudine di tanto benefìcio, nè a rimproveri de’giudei, ma come innamorato ubidiente al padre con grandissima reverenzia. Bene si può adunque, se noi vorremo adempire in noi quella parola, se la nostra negligenza non ci ritrae, salendo in su l’arbore, siccome disse la dolce bocca della Verità.
Se io sarò levato in alto, ogni cosa trarrò a me.
E veramente così è, che l’anima che ci è salita, vede versare la bontà e potenzia del padre, per la quale potenzia ha data virtù al sangue del Figliuolo di Dio di lavare le nostre iniquitadi. Ine vediamo l’obedienzia di Cristo crocifìsso, che per obbedire muore; e fa questa obedienzia con tanto desiderio, che maggiore gli è la pena del desiderio, che la pena del corpo!
vedesi la clemenzia e l’abondanzia dello Spirito Santo, cioè quello amore ineffabile, che’l tenne confitto in sul legno delia santissima croce, che nè chiovi, ne fune 1’ averebbe potuto tenere legato, se il legame della carità non fusse: ben sarebbe cuore di diamante, che non dissolvesse la sua durizia a tanto smisurato amore, e veramente il cuore vulnerato di questa saetta, si leva su con tutta sua forza; e non tanto è l’uomo in sè mondo, ma è monda l’anima per la quale Dio ha fatto ogni cosa. E se ini diceste, io non posso salire,