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prio di sè, e però riceve caritativamente con grande pietà il prossimo suo per Dio; ella è benevola, pacifica e non iraconda: ella cerca le cose giuste e sante, e non le ingiuste, e come le cerca, così He serva in sè, e però riluce la margarita della giustizia nel petto suo; la carità, se ella lusinga, non inganna, e se riprende, non ha odio nè ira, ma caritativamente ama lutti come figliuoli, o lusingando, o riprendendo, in qualunque modo si sia, ella è una madre che concipe nell’anima i figliuoli delle virtù, e parturisceli per onore di Dio nel prossimo suo.

II. La sua balia è la profonda umilità. E che cibo li dà questa sua nutrice? cibo del lume e del cognoscimento di sè, col quale lume ha cognosciuta la miseria sua e la fragile sensualità cagione d’ogni miseria.

Con questo cognoscimento s’umilia e concipe odio verso sè medesima, e con questo notrica in sè il fuoco della divina carità, cognoscendo la ineffabile bontà di Dio, la quale bontà è principio e fine d’ogni suo cognoscimento.

Dopo questo lume e cognoscimento si diletta di questo cibo che Dio più ama, cioè della sua creatura, la quale creò alla imagine e similitudine sua, e tanto l’amò, che egli diede a morte il suo figliuolo unigenito, perchè placasse 1* ira sua, e trassela dalla longa guerra, nella quale era stata per la colpa d’Adain, ed acciocché nel suo dolcissimo sangue lavasse la faccia dell’anima, che per la colpa era tutta lorda; egli fu nostra pace e nostro tramezzatore tra Dio e noi, ricevendo i colpi della giustizia sopra di sè, Elli fu nostro medico, che venne a sanare l’umana generazione, la quale giacca inferma, siccome dice ih glorioso apostolo Paulo. Egli è il nostro conforto, perocché ci «’ è dato in cibo. Questo verbo dolce, per compire l’obedienzia e volonti; del Padre suo nella creatura, corse come innamorato alla mensa della santissima croce, ine mangiò il cibo dell’anime sostenendo pene, obbrobrj e villanie, e nell’ultimo l’obbrobriosa morte, aprendo il corpo suo,’che da ogni parte ver-