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(D) Ecco il capo, padre santo. Il duca d’Angiò. Luigi d’Angiò, fratello di Carlo V, era di que' giorni in Avignone, e stimolato dalla santa (V. Lett. 190) s’era profferito di condurre l’impresa de’ crociati. Anche nell’altra difficoltà mossale da Gregorio, a cagiono delle guerre che erano tra’ cristiani, diede saggia risposta la vergine, dicendo: anzi essere quello il tempo più acconcio a tal impresa, perchè bandita la croce, i cristiani si sarebbero rappacificati tra loro per volgersi contro gli infedeli. Di che la loda grandemente Cornelio a Lapide.

(E) Contra il modo suo naturale. Contro questa assicurazione del volere divino e contro la risoluzione presa poscia da Gregorio, il Baluzio e il Maimbourg, difensori dell’antipapa Clemente, riportano quello che lasciarono scritto il Cardinal di Brettagna e Gersone; cioè che il papa venuto a morte un anno dopo il suo ristabilimento in Roma, si pentisse d’aver seguito le insinuazioni di Caterina contro le regole dell’umana prudenza. Ma queste furono voci sparse da’ Francesi oltremodo sdegnati per la partenza di Gregorio, e raccolte da quel cardinale che fu uno degli oppositori, e da Gersone, che alla morte del pontefice non aveva più che quattordici anni. Si ha all’incontro la testimonianza del vescovo di Rieti Mezzavacca, che lasciò scritto: aver il pontefice presso a morte riconosciuto d’esser colpito da morte immatura per aver pensato di tornarsene in Avignone. Checchè ne sia, Gregorio non poteva operare più saggiamente che seguendo, oltre al dettame della ragione e della prudenza, la voce di Dio manifestatagli da s. Brigida, le cui predizioni della morte di Urbano V e della ribellione de’ suoi Stati s’erano avverate; da s. Caterina, che, come attestò Pio II nella bolla della canonizazione di essa, gli aveva scoperto il voto da lui fatto di recarsi a Roma, noto a Dio solo, e inoltre datogli quest’altro contrassegno del volere divino; dal beato Pietro infante d’Arragona e da altri santi di quel tempo.

(F) Siccome avete fatto dell'una d’averla messo in effetto. Ne parla come di cosa già fatta per averla Gregorio già ferma in cuore.

(G) Missere lo duca. Di questo titolo di missere dato ai gran Signori si favellerà nell’annotazioni alla lettera 191.

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