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(T) Era corsa voce che si volesse promuovere frate Elia di Tolosa generale de’ domenicani, ma non fu vero. Dice che l’Ordine era insalvatichito: anche nel dialogo al cap. 158. si lagna di qualche abuso introdottovi a que’ tempi. Ma l’anno 1380, per opera della santa, ne fu eletto generale il beato Raimondo da Capua di lei confessore, che vi fece rifiorire il lustro primitivo.

(U) Nicola da Osimo fu segretario di questo pontefice. Vedi le lettere 39 e 40. Quanto all’arcivescovo di Tronto, ossia d’Otranto. Vedi la lettera 33.

(V) Che presumo di scrivere a voi. Da queste ultime parole sembrami potersi arguire essere questa la prima delle lettere, che al pontefice Gregorio XI ella scrivesse, e favellando in essa sì della ribellione delle città della Chiesa, sì della promozione de’ cardinali acccaduta al 22 di dicembre dell’anno 1375, verrà questa ad essere de’ primi mesi dell’anno seguente. Nelle impressioni antiche teneva questa il terzo luogo, e senza dubbio stava fuor d’ordine; giacchè le due, che le stavano innanzi, sono dettatura de’ mesi seguenti, facendo parole in esse di accomodamento e del suo disporsi ad andare in Avignone come mediatrice della concordia, eletta a tal impiego dalla republica di Firenze. L’ordine tenutosi dall’impressore nel disporre di queste lettere al pont3fice Gregorio XI, (e ciò sia detto, sì di quelle indirizzate ad Urbano VI e ad altri) tutto è capriccio del caso senza verun riguardo di tempo. Di verità, assai è malagevole dare loro l’ordine dovuto giusta la ragione de’ tempi in che vennero scritte; sì, per essere quasi tutte senza nota del mese o dell’anno, e per lo più senza quella del luogo; e sì, perchè molte di loro tornano sopra d’uno stesso affare; onde, nè pure da’ fatti correnti a quell’età, la disposizione che loro si debba è facile a ravvisare. Nelle antiche impressioni che hannosi di queste lettere, trovasi, che alcune poche aveano al titolo aggiunto il nome del luogo ond’erano scritte, o quello in cui stavasi il pontefice allorchè le ricevette. Ma sì fatta diligenza non toglieva la confusione, che anzi l’accresceva; dacchè al non aggingnerlo alle altre lettere, era un segnale a mostrare essere esse scritte d’altra città o ad altra indrizzate; onde tali note di luogo sonnosi tolte via in questa impressione, come che non rechino utilità veruna e recar possono confusione. Quattordici sono di numero le inviate a Gregorio XIV 1; avvegnachè da altri dodici sole ne sieno rammentate, delle quali altre furono scritte prima del suo andare ad Avignone, altre sono del tempo ch’ella stavasi in quella città, ed altre sono opera de’ mesi che vennero appresso il suo ritorno in Toscana e la venuta del pontefice in Italia. Giusta questa varietà di tempi credo averle distribuite, e se mal non mi avviso con un tal qual ordine, che se non è il vero, gli è tanto simigliante, che di leggieri non potrà ravvisarsi per falso. Che altre lettere ella pure scrivesse a questo pontefice, oltre alla probabilità che ne porge
  1. Marian. lib. 17. cap. 19. Hist. de reb. Hisp.