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la mano coi caratteri, que’ sentimenti che dettavale il cuore. Altro scudo si può pure inalzare a difesa della santa, ed è quello della stretta confidenza che ella tenea con amendne questi pontefici, perchè erale consentito l’esprimersi in termini inferiori di vero a tanta maestà, ma non disdicevoli, allorchè allo stato quasi privato di famigliarità pur ella s’inchiniC 1. Così il santo abbate di Chiaravalle, scrivendo ad Innocenzo II ed al suo caro pontefice e già discepolo Eugenio III, usa questo titolo senz’altra giunta di onorevolezza maggiore: Amantissimo Patri et Domino Eugenio Dei gratia summo pontificiC 2. Quanto poi ella si avesse di familiarità col pontefice Gregorio XI, si può trarre e dal tenore di queste lettere, che per poco possono dirsi familiari, dalle richieste che gli porge a favore di particolari persone e dalle lettere che ella ne riceveva, come si ha dalla sesta e dalla settima di questo volume. Non fu questa corrispondenza fermata in Avignone, ov’ella si portò del 1376, ma di qualche tempo era già stretta; come chiaro vedesi da questa e da altre delle sue Epistole, scritte per essa prima d’andarne a quella città: onde la gloria di aver formato questo vincolo alla fama della santità di Caterina si dovrà tutta recare. Pote questa di prima renderla ancora nota e cara al pontefice Urbano V, se sia vero, che pur ella gli scrivesse; come si vuole dal Malevolti, accurato scrittore delle storie di SienaC 3, e se dee dare fede al padre Isidoro Ugurgieri ne’ suoi fasti senesi, che hannosi a penna; ove rapporta, come Urbano, volendo tornare all’osservanza antica il monistero di Montecassino, ne eleggesse ad abbate don Bartolomeo da Siena, postogli in grazia a cagione di sua virtù da questa vergine. D’onde abbiansi avute eglino tali notizie, non m’è noto, dacchè tra le lettere impresse non ve ne ha veruna dirizzata a questo pontefice; e per le memorie che a gran diligenza sonosi ricercate, sembra non essersi la santa intramessa di affari a vantaggio de’ prossimi innanzi all’anno 1370, ove il pontefice Urbano V, se mancò di vita nel finire di quell’anno stesso, questo don Bartolomeo da Siena, che vuolsi essere stato l’ottantesimo degli abbati cassinesi, si morì nel 1369C 4; trovandosi che dell’anno 1370C 5, lo stesso pontefice portasi a quel governo don Andrea di Faenza, tolto o dall’ordine Camaldolese o dall’Olivetano, giusta l’opinioni diverse degli autoriC 6; non avendone trovato alcuno che andassegli a grado tra i monaci neriC 7. Più arduo a sostenersi mi sembra ciò che narrasi dal padre Orazio Torsellino nel suo compendio delle storie del mondo rapportato dall’Ugurgieri; cioè, che il pontefice stesso a sommossa di questa
  1. Ep. 178, 189, 190.
  2. Ep. 237, 246, 273.
  3. Part. 2, l. 8, pag. 143.
  4. Ughel. It. Sac. Tom. II. Col. 1035.
  5. B.luz. Tom. I. Iu Vit.
  6. Urb. V. et in Notis.
  7. Sec. L.ucel. Hist. Oliv. Par. I. Pag. 26