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Grosseto, volgarizzatore della leggenda latina del beato Raimondo, per la maggioranza nella divozione della santa vergine, ha compilati i sommarj di queste 373 lettere: e in fine ser Giuseppe Torrenti, notajo sanese, che nato nell’avventurosa contrada dove la santa nacque, e perciò interessatosi per le glorie di lei, anzi come vicino che come paesano, ha fatte a prò di quest’opere tante studiose vigilie, e ci ha raccolta dalle più spente ed astruse scritture la spiegazione d’ogni dubbio o mal inteso significato: nel che similmente a ser Giulio Donati non poco dobbiamo per averci alleggeriti di varie fatiche, così nello spoglio del voluminoso processo di Venezia, nuovamente ritrovato prima che lo riponessimo allato alla sacra testa della santa, come per averci cavato il libro del Dialogo dall’antiche originali pergamene.

Ora, quanto che sì prolissamente ti abbiamo trattenuto, o lettore, nell’avviso di tante cose che all’istoria di questi libri s’attengono, alcuna altra di più ne rimane da dirti intorno al testo della santa ed allo stile di lei. Ella per ciò, che nel più sincero secolo del toscano parlare tante prose lasciò scritte, non troppo lontana dagli anni di Giovanni Villani, e nell’età medesima del Boccaccio e del Petrarca, e di molti dei più puliti prosatori e poeti1; e che diede con quegli alla toscana bambina eloquenza il primo sostanziosa latte; nondimeno per lo sanese idiotismo nostro particolare, in certe poche minute cose dal fiorentino differente, e dagli altri della provincia (siccome gli altri tutti fra di loro in qualche modo, per piccole formule di dire, non s’accordano) fece insieme con tali scrittori di Siena suoi coetanei cert’uso particolare di voci e concetti. Anzi di più, ella fece da per se sola qualche legge più precisa alla nostra favella con alcuni pochi vocaboli, che fuora de’ suoi testi, in verun altro

  1. Vedi nel vocabolario dulia Crusca posta la santa fra gli autori del ben parlare.