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si sono attenuti, non abbiano mancato notabilmente nell’ordine e nell’avvertimento; e quello che peggio fu, debbono l’uno e l’altro riprendersi, come alteratori del testo della santa, così nella sua pura locuzione, che nella sentenza.

Ciò ben comprese Jacopo Corbinelli fiorentino nell’annoverare ch’egli fece i libri di santa Caterina fra molti altri degli scrittori toscani, che per mal fatto degli stampatori, furono prima negletti che conosciuti.

E prima (facendoci dall’ordine) non fu allora certamente servata la serie de’ tempi, ne’ quali la santa scrisse, anzi bene spesso fu posta a catafascio una lettera dietro a molte che dovevasi porre avanti a tutte quelle: in che puoi soddisfarti nell’annotazioni alla epistola prima, alla 271 e ad altre.

Secondo non fu avvertito di non replicare le stesse lettere più d’una volta, tanto che fino a 12 se ne contavano due volte stampate, come vedrai all’osservazioni della lettera 52, 126, 130 e 236.

E quanto alla considerabile alterazione prima della sentenza, basti l’attendere al confronto posto nel fine tanto di questa pria parte di lettere che della seconda, dove potrai chiaramente riconoscere, che nella prima si sono fatte al paragone de’ legittimi esemplari manoscritti fino a 216 correzioni e 65 nella seconda. E queste correzioni non sono di qualche solo carattere posto in cambio d’un altro, ma di parole e sensi intieri cangiati, tanto che molte espressioni in quel modo poste non s’accordavano colla più sana dottrina; e taluno, per difendere la santa dalla taccia di qualche errore, scusavala come astratta, quasi che quando ella era fuora de’ sensi, che era in Dio fosse più sottoposta a parlar di lui con minor chiarezza e proprietà. Per quello poi, che alla purità del sanese idioma appartiene, e che mai non s’accorgeva esser stato nelle più singolari bellezze e grazie sue con troppa ignoranza (che malizia non vogliam credere ) difformato?

Di questo non abbiamo posto il confronto, come