Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 1.djvu/274

236

236 ,, ; (, | i, g | jj mi ,u Annotazioni alla, Lettera 3S* ’ r.. * ’.. ’ (A) Non avendosi in veruno degli esemplare stampati, come nè pure in alcuno de’ testi a pènna, ’l nome di questo prelato, sarebbe temerità il volersi dare ad indovinare a chi di verità’sia indirizzata questa lettera. Forse a bello studio non ri fu posto il nome, perchè era infetto di que’vizj che acerbamente riprendonsi dalla santa.

(B) Li pastori dormono nelV amore proprio di loro medesimi in una cupidità ed immondizia. Che dagli ecclesiastici di qne’tempi si menasse vita dissoluta, e singolarmente immersa nelle lascivie, continuo lamentasene il Signore per bocca della santa in più d’ nn luogo nel libro ch’ella scrisse del Dialogo; ed essa pure in molte delle sue lettere ne fa lamento. Oltre la testimonianza arrecata già nelle note alla lettera 3i, si potrebbero addurre più luoghi del Petrarca a far conoscere la lar„a vita degli ecclesiastici di quel tempo. Il Baluzio francese rigetterebbe la maggior colpa sopra gli Italiani. Si osserva però, che in quanto è alla corte pontificia e ai cardinali, quella era in Francia e questi i più francesi.

(C) Si ruba per simonia, vendendo i doni e le grazie. Di-questo sacrilego eccesso incolpa in altre sue lettere sauta Caterina gli ecclesiastici di que’ tempi. Urbano VI, che severissimo si mostrò contro d’ esso, ne* primi giorni dopo la sna elezione, fece acerbe minacce a’cardinali, se caduti fossero nel vizio di simonia. Il Petrarca nella lettera decimascsta, non lasciò d’ annoverarla tra gli altri errori che correano per la corte d’ Avignone a quel tempo.

Tacco, dice egli, haereditatem siinonis, et illam haeresis speciem non ultimam, Spiritus Sancti dona vendentiiim. Venne purgata di sì brutta macchia la corte romana dal zelo e dalla severità d’Urbano VI, come pur confessano gli stessi suoi avversar*).

I